Terra e Popolo
Manifesto Politico
(in evoluzione continua…)
Il Movimento Politico di TERRA e POPOLO non è il risultato di un compromesso tra potere e presentabilità, fra proposte reali e proposte che vogliono solo raccogliere il consenso della gente, non è un’accozzaglia di promesse elettorali.
Il Manifesto di Terra e Popolo è il risultato della discussione e del confronto tra coloro che partecipano alle assemblee di questo movimento.
- Perche’ un nuovo movimento?
Le ultime elezioni amministrative (2011) ci hanno consegnato un panorama desolante.
Il centro-destra, dopo aver ottenuto una larga vittoria, ha già dimostrato in questi mesi quanto vane siano state le tante promesse della campagna elettorale nonché quanto ipocrite siano state le continue critiche al governo cittadino durante i cinque anni di opposizione. Aumento delle tasse esistenti ; invenzione della tassa di soggiorno ; impotenza nel settore dei rifiuti ; consolidamento di vecchie burocrazie e comitati d’affari: questi sono gli unici segnali concreti provenienti dalla nuova amministrazione, oltre ad una comunicazione ossessiva, megalomane, spesso patetica.
Il centro-sinistra, dopo i cinque anni di governo fallimentare che hanno evidenziato le colossali contraddizioni di partiti ed esponenti che lo componevano e ancora oggi lo compongono, travolto dai personalismi e dall’arrivismo, è nettamente naufragato giunto all’appuntamento elettorale, e di fatto rimane a fondo zavorrato da vecchi interessi e burocrazie.
La sinistra, da tempo distante dalle istanze dei ceti deboli della città, non è stata in questi anni capace di rinnovamento, ottenendo dalle urne la conferma della sfiducia già ottenuta durante le elezioni del 2006.
Non esiste, di fatto, un’opposizione politica e sociale in città all’amministrazione delle destre, se non sporadica e personale.
Il contesto nazionale e regionale, del resto, non è così diverso da quello locale. Ai fallimenti del centro-sinistra ha sempre risposto una destra clamorosamente antipopolare, razzista ed incapace. A giovarne sono state la casta economica del paese e le mafie, prima fra tutte la ‘ndrangheta.
Il risultato è che a fronte di una ristretta cricca di privilegiati, la popolazione italiana, in particolare nel meridione, dopo decenni di sacrifici e rinunce, si trova stretta nella morsa della crisi e con nuovi sacrifici alle porte.
In questo contesto, a tratti desolante, facendo tesoro delle esperienze passate che hanno rappresentato le uniche istanze di rinnovamento in città (si pensi al comitato referendario, alla lotta contro il carbone, al movimento studentesco, ai blocchi di Bucita), diamo vita ad un movimento reale e giovane, che faccia opposizione ma che sviluppi anche le sue proposte, che avvi dunque un processo politico e culturale di rinnovamento nella nostra città.
- Un movimento che nasce dalle idee.
Il Movimento TERRA E POPOLO non nasce a ridosso delle elezioni perché non vuole replicare tanti altri fantomatici soggetti fondati sui calcoli elettorali e sugli interessi spiccioli. Vogliamo partire dalle idee e non dalle scadenze.
Del resto, sotto i colpi della crisi economica che impone nuovi inaccettabili sacrifici alle popolazioni, riteniamo che non debbano essere messe in discussione semplicemente le caste politiche ed economiche, ma soprattutto le idee su cui esse hanno fondato le loro fortune e le nostre disgrazie, prima fra tutte quella del primato del mercato su ogni aspetto della vita: riteniamo il liberismo un’idea fallimentare ed iniqua.
Il referendum di Giugno, da questo punto di vista ha segnato una svolta: la popolazione ha scelto liberamente di tutelare il bene comune e la salute, a scapito della demagogia mercatista e degli interessi degli speculatori energetici. Su questa scia intendiamo sviluppare una proposta politica complessiva per la nostra città.
- Disoccupazione delle poltrone, occupazione della nostra gente.
Qualsiasi proposta del Movimento TERRA E POPOLO parte da una base precisa: i bisogni della popolazione. Non possiamo ignorare che la disoccupazione sia l’argomento e la difficoltà principale di ogni uomo e donna, giovani e non, soprattutto del meridione.
Fino ad ora, però, la disoccupazione è stata sfruttata strumentalmente per tenerci sotto ricatto, rifilarci disastri, farci accettare qualsiasi cosa. È evidente come in sessant’anni di ricatti, questi rimedi da stregoni con i quattrini hanno costantemente peggiorato la nostra situazione, senza risolvere alcun problema e senza offrire una prospettiva concreta al sud, alla Calabria, a Rossano.
Non c’è bisogno di grandi economisti o politici per comprendere una cosa: per uscire da questa crisi decennale dobbiamo creare un’economia che si basi su ciò che abbiamo, e non su cosa ci portano o ci propongono da lontano.
- Servizio pubblico = spreco? No.
Casta politica = spreco!
Probabilmente la parola d’ordine più importante del movimento TERRA E POPOLO è Servizio Pubblico.
In questi anni abbiamo assistito, tanto a livello locale quanto nazionale, ad una serie di processi di smantellamento del sistema pubblico attraverso tagli, privatizzazioni, esternalizzazioni, partecipazioni pubblico-privato.
Il pretesto con cui si smantella il Sistema Pubblico è che questo costa troppo ed è pieno di sprechi, ed è vero, ma è paradossale che quella stessa classe politica che ha usato per anni il sistema pubblico per produrre clientelismo e voto di scambio, ora lo smantelli lamentandosene. Dovrebbe smantellare se stessa.
Quali risultati sta producendo per i cittadini questo processo? Nel 99% dei casi i servizi privatizzati o sottratti al controllo pubblico non sono affatto migliorati, mentre i costi per i cittadini sono costantemente aumentati. Alcuni casi sono eclatanti: la gestione dell’acqua, la posta, i rifiuti. Basti pensare, a mo di esempio, alla Sibaritde S.p.a. per la gestione dei rifiuti delle città del Golfo di Sibari per comprendere di quale fallimento stiamo parlando. Operazioni fallite, ma che stanno fruttando miliardi di euro ai soliti noti, molto spesso legati a doppio filo con quella stessa classe politica che andrebbe smantellata.
La politica ed una democrazia reale hanno il dovere di gestire beni e servizi per le collettività, non il mercato, ed è la collettività che deve controllare e verificare che queste gestioni funzionino. Ecco perché la ripubblicizzazione progressiva dei servizi è propedeutica a qualsiasi altra soluzione o proposta di sviluppo per il nostro territorio.
- Economia e territorio: uno sviluppo reale.
La Calabria, la Sibaritide, Rossano: luoghi con un potenziale di sviluppo infinito se non soggetti a ricatti e speculazioni, per esempio nel turismo o nell’agricoltura. Una constatazione semplice, ma che fino ad ora a Rossano è stata negata da collusioni ed interessi corporativi. Il nostro sottosviluppo ed il ricatto del lavoro sono stati pretesti per trascinarci in un sottosviluppo sempre maggiore.
La via per uscire da questo circolo vizioso non è quella dell’accattonaggio politico, ma della valorizzazione delle nostre enormi risorse.
Significa dare un taglio agli interessi personali. Significa dare una sterzata netta alle politiche degli ultimi 30 anni, o forse degli ultimi 60: non ne abbiamo nessuna paura. C’è bisogno di programmare il territorio, non di tirare a campare.
C’è bisogno di integrare le nostre spiagge, le nostre montagne, il nostro centro storico con servizi ed infrastrutture, rifiutando i ricatti e le imposizioni. C’è bisogno, evidentemente, di stroncare le speculazioni e gli affarismi, per ottenere un progetto economico equo, i cui vettori sono centinaia di ragazzi che finite le scuole superiori e/o l’università sono costretti ad offrire la propria intelligenza in terre lontane. Molti pensano che si tratti di un progetto impossibile, che non ci siano le risorse necessarie, che invece ci sono: senza mezzi termini, tutto sta nel cominciare a prendere a calci nel sedere chi in tutti questi anni le ha sciacallate.
- Treni della speranza? No grazie, vogliamo treni reali.
Ogni prospettiva di sviluppo nella nostra regione e nel nostro territorio è impedita da una situazione infrastrutturale penosa.
I Governi nazionali, regionali e comunali degli ultimi trent’anni, da destra a sinistra, sono responsabili di un nuovo saccheggio ed impoverimento del sud, con particolare riferimento al nostro territorio ed a tutta la fascia ionica calabrese: non c’è stato nessun intervento strutturale ad una rete di trasporti già storicamente in difficoltà ed ormai da terzo mondo.
I riferimenti sono chiari ed incontrovertibili. I lavori della Salerno – Reggio Calabria non termineranno probabilmente mai: per ora si parla del 2020. La statale 106, unica arteria per gomma dello Ionio è a tratti una mulattiera.
La linea ferroviaria ionica è quasi un binario morto, percorso da diligenze da far west. In tutto questo politica, ‘ndrangheta e speculatori del cemento hanno ingoiato e divorato l’impossibile, di soldi nostri. Tutto questo è intollerabile.
A partire proprio dalla nostra città, intendiamo stimolare un processo popolare e istituzionale di indignazione e pressione, che induca passo passo un programma di interventi strutturali ed investimenti pubblici per una nuova rete di infrastrutture sulla fascia ionica della Calabria, potenziando e ammodernando le ferrovie, riaprendo le stazioni, mettendo in sicurezza ed a norma la statale 106, come inizio di una nuova era per i nostri territori. Per farlo non è necessario avere la lampada di Aladino, ma schiodare e mettere spalle alle muro chi in questi anni ha sprecato e mangiato il denaro pubblico. Schiodare anche i tanti che hanno utilizzato, e continuano ad utilizzare, il tema delle infrastrutture solo come leva per ottenere visibilità quando si è fuori dalle maggioranze e dai Governi, per poi dimenticare tutto una volta nei palazzi del potere, come si è fatto per decenni.
Un piano infrastrutturale serio e che parta dai bisogni della popolazione, non fatto di cattedrali del deserto inutili che la classe politica prende a cuore solo per favorire interessi particolari. Gli esempi sono decine, come quello dei porti turistici di cui la costa calabra è satura, i quali non hanno prodotto nessuno sviluppo e portano nomi e cognomi di proprietari terrieri, imprenditori o ‘ndranghetisti.
- Scuola e giovani
La Scuola Pubblica e l’Università Pubblica sono pilastri fondamentali di una società civile. Le politiche governative degli ultimi vent’anni, sospinte dal dominio ideologico del liberismo, hanno ridimensionato e colpito più volte questo settore strategico, ed i pessimi risultati economici del paese dipendono anche dalla continua carenza di fondi per istruzione e ricerca.
Per questo ricostruire una prospettiva di sviluppo per la nostra città ed il nostro territorio, implica tentare di limitare gli effetti disastrosi che le politiche di centrodestra e centrosinistra hanno prodotto, tutelando gli studenti e le loro famiglie attraverso la difesa dei plessi scolastici e la creazione ed il rafforzamento di una serie di servizi che permettano ad ogni giovane rossanese di accedere a tutti i gradi dell’istruzione. Per ottenere ciò è necessario stanziare fondi per questo settore, ma anche favorire la cooperazione e proporre sistemi virtuosi di condivisione.
Ma parlare di giovani generazioni non significa parlare soltanto di scuola. Al suonare della campanella dell’ultim’ora centinaia di ragazzi non hanno alcuna risorsa per coltivare passioni ed hobby, produrre ed accedere alla cultura, socializzare. In una sola parola, vivere.
Forse il nostro comune non ha gli spazi e le risorse necessarie da offrire ai giovani ed alla cittadinanza in generale? Sbagliato, semplicemente i tanti spazi del Comune sono da decenni gestiti in maniera becera o per favorire interessi personali.
La collettività deve rientrare immediatamente in possesso di questi spazi.
La riqualificazione dei beni comunali e la loro fruibilità non sopperirà soltanto ad un enorme buco sociale di cui la nostra città è preda, ma sarà anche l’unico antidoto efficace contro il reclutamento della criminalità e creerà economie e posti di lavoro.
- Urbanistica ed appalti
L’urbanistica è uno degli strumenti più importanti e potenti nelle mani di chi amministra un territorio comunale, in grado di dare bellezza, funzionalità ed economia al tessuto urbano di una città. Prima con i tredici anni di centrodestra, poi con i cinque anni di centrosinistra, ora con la nuova legislatura di centrodestra, l’urbanistica è stato invece il più grande affare per la speculazione edilizia ed i proprietari terrieri, con lottizzazioni selvagge, concessioni facili, piani scellerati e spese incomprensibili. Allo stesso tempo gli appalti, più che strumento per fornire servizi migliori e più economici ai cittadini, sono stati mezzi con cui si sono sistemate le aziende “amiche” o legate agli apparati di partito, in una danza squallida che spesso vede il cambio del vincitore di un appalto al cambio dell’amministrazione comunale.
L’avvio di una nuova fase per la nostra città passa attraverso l’interruzione drastica e coatta di questo processo con cui si succhia il sangue dei cittadini e si rende la città invivibile.
Le risorse per una nuova fase ci sono tutte, tanto economiche quanto intellettuali. Volete sapere dove sono? Nei cervelli e nella creatività dei tanti studenti rossanesi che di anno in anno escono dalle facoltà di ingegneria e architettura e spesso si trovano a spasso o costretti ad emigrare altrove. Rossano deve diventare un vero e proprio laboratorio di tecnica ed architettura con cui aumentare l’efficienza del nostro tessuto urbano, valorizzare le nostre risorse e creare possibilità di lavoro per i nostri giovani.
- Il centro storico, la risorsa piu’ grande.
Quante volte abbiamo sentito nelle campagne elettorali parlare della riqualificazione del centro storico? Quante volte le promesse sono state mantenute?
Il centro storico è il vero e proprio valore aggiunto di un progetto che vuole sviluppare il nostro paese e valorizzare le nostre risorse. È evidente, invece, che il centro storico e le migliaia di cittadini che vi vivono e lavorano, offrono ben poco ad una cricca di speculatori e relativi governanti. Ecco perché fino ad ora il centro storico è stato sistematicamente abbandonato.
Il centro storico non può vivere attraverso l’iniezione artificiale di turismo sporadico e iniziative senza nessun seguito. Attraverso la riqualificazione urbanistica e degli spazi pubblici, nonché la creazione ed il rafforzamento del tessuto commerciale e artigianale, Rossano Centro deve diventare il centro nevralgico della nostra economia.
- Ambiente come risorsa, non come ostacolo.
Da buona parte della classe dirigente l’ambiente e le norme sanitarie sono viste come una sorta di ostacolo per i progetti di speculazione privata che intendono perseguire. Come sia stato possibile in sessant’anni di “democrazia” a non riuscire a valorizzare decide di chilometri su cui si estendono splendide spiagge, valli meravigliose ed un territorio montano mozzafiato è davvero una prova evidentissima dell’inadeguatezza di un’intera classe politica.
La ferita più grande e profonda che segna il nostro territorio è certamente la centrale termoelettrica e le sue due enormi ciminiere che spezzano in due il Golfo di Sibari proprio di fronte al nostro centro storico. All’epoca le promesse di governanti ed ente energetico furono quelle di duecento mila posti di lavoro ed infrastrutture di ogni tipo, dalla ferrovia all’autostrada. Oggi sappiamo che quelle enormi caldaie piazzate a pochi metri dal mare hanno prodotto enorme inquinamento, i posti di lavoro creati sono centinaia di volte inferiori a quelli distrutti in altri settori, la ferrovia è un binario morto e la nostra unica arteria è anche detta la Strada della Morte.
Abbiamo imparato la lezione. La contrarietà ad ogni forma di riconversione dell’impianto di Sant’Irene che non preveda interamente fonti rinnovabili è il punto di partenza per ogni discussione: non siamo più disposti ad accettare nessun tipo di ricatto.
Allo stesso tempo una gestione dei rifiuti in completa discontinuità col disastro compiuto negli ultimi vent’anni da amministrazioni comunali e regionali (di ogni colore) coadiuvate da un commissariamento inutile e sprecone, è drammaticamente necessaria. È importante ribadire che non vi è alcun ostacolo tecnico o culturale per arrivare ad una gestione dei rifiuti virtuosa, ma solo interessi da tutelare.
Ciclo dei rifiuti pubblico, slegato quindi dal business di proprietari e ‘ndranghetisti, che si basi sulla raccolta differenziata porta a porta finalizzata al riciclo e riuso: con questo obiettivo da raggiungere e diffondere in tutto il territorio non possiamo non opporci ad ogni tentativo di ampliamento della discarica di Bucita, di costruzione di nuove discariche e di impianti di incenerimento, anzi.
Con una gestione oculata dei rifiuti si potrà arrivare al ridimensionamento dei depositi di rifiuti tal quali, ma questo quanto ci costerebbe?
Forse dieci volte meno di quanto ci costa foraggiare le decine di discariche private sparse nel territorio, mentre la raccolta differenziata porta a porta e la filiera del riciclo e del riutilizzo creerebbero decine e decine di posti di lavoro.