Gli incidenti sulla SS 106 non avvengono per caso.

Rossano, 3 Febbraio 2013

Lottare per la mobilità pubblica significa lottare per la sicurezza.

Il rispetto e la vicinanza per il dolore dei nostri concittadini colpiti dalla tragedia è enorme, e nessuna parola o cerimonia rimarginerà minimamente la ferita. Non possiamo far altro, dunque, che stringerci attorno alla famiglia come comunità e come persone.

Quello che si può fare, invece, è lottare per evitare altre tragedie.

Questo non può prescindere dall’individuazione del problema e delle responsabilità: gli incidenti sulle strade del meridione, ed in particolare sulla tragicamente famosa statale 106, non accadono per caso. Sono invece lo specchio di governi e giunte regionali sordi, sordi non solo alle richieste di civiltà di un territorio come quello ionico, ma sordo anche al grido di dolore di comunità e famiglie.

Non esiste un piano di investimento per le infrastrutture del sud, o quanto meno per la loro messa in sicurezza, così la nostra strada statale si snoda come una mulattiera tra cittadine e splendidi paesaggi, alternando i segnali stradali alle croci della nostra gente.

Il piano di trasporti regionale non prevede praticamente alcun investimento nella ferrovia, e anche questo non è un dato irrilevante: sulle nostre strade infatti si consumano circa 200.000 incidenti all’anno, mentre sulle ferrovie poco più di 50. Questo dato, per ovvie ragioni, diventa ancore  più drammatico sulle strade del sud. Non ci piace fare la conta delle vittime, ma anche da questo punto di vista le statistiche inducono tristezza e grande rabbia.

Sabato scorso, occupando i binari a Sibari, ignari di quello che era accaduto poche ore prima, i cittadini si sono chiesti perché, dandosi una risposta netta: in questa regione si sono favorite le imprese private su gomma, che gestiscono il 90% del trasporto locale e godono di pesanti finanziamenti pubblici.

Non abbiamo nulla contro le imprese private, e riteniamo prezioso il loro contributo nel creare posti di lavoro che siamo pronti a difendere, ma è inaccettabile che le infrastrutture del nostro territorio siano da far-west. Perché, per esempio, la Regione Calabria non effettua una gara d’appalto per il trasporto pubblico locale ormai da più di dieci anni? Le procure di questa regione, impegnate nel perseguitare chi difende il diritto alla mobilità, non hanno alcuna attenzione nei confronti di questa faccenda? Perché la regione conferisce milioni di euro alle ditte private e non investe nelle ferrovie, che sarebbero migliaia di volte più sicure? Perché il governo stanzia miliardi di euro, miliardi di euro, in opere che non saranno mai realizzate e che comunque saranno inutili, come il Ponte sullo Stretto e la TAV, mentre non ha minimamente pensato a raddoppiare ed elettrificare la ferrovia ionica, la quale sarebbe un’opera realmente strategica e decisiva per l’economia del paese, data la posizione nel mediterraneo?

Non troviamo una risposta che sia razionale che non imputi ad interessi privati e politico-affaristici l’origine di questi disastri.

Per cui ribadiamo la volontà di proseguire il percorso di forte mobilitazione, pacifica e civile, che abbiamo iniziato il 15 settembre scorso, e che proseguirà su rivendicazioni chiare: il ripristino delle tratte a lunga percorrenza; la riapertura delle stazioni; un piano di investimento nella ferrovia ionica. Ci appelliamo a tutta la nostra gente affinché continui a partecipare sempre più decisa e numerosa, fino a quando non ci daranno ascolto. Alla ridicola classe dirigente locale, regionale e nazionale, con particolare riferimento all’assessora regionale ai trasporti, rivolgiamo un invito: evitate le cerimonie, se non siete in grado di tutelare gli interessi della collettività, dimettetevi. In ogni caso Terra e Popolo lavora per sollevarvi dal vostro incarico democraticamente.

 

Movimento TERRA e POPOLO – Rossano

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